«Fuori il cielo ci chiama»
A Milano sta per concludersi la retrospettiva dedicata a Marc Chagall, l’artista russo che amò tanto Parigi e condannò l’orrore della seconda guerra mondiale. Palazzo Reale per l’occasione si è vestito a festa, colorato da oltre 200 opere che invitano a intraprendere un viaggio tra inediti e grandi capolavori, tra opere di collezioni private e prestiti provenienti da importanti musei. Una mostra al contempo delicata e travolgente, che svela l’intimità di quello che, prima di essere un grande artista, è un uomo. C’è il sentimento di meraviglia per il teatro, con le sue scenografie e i costumi, il ripetersi di elementi simbolici che alludono alla condizione degli ebrei e alla figura dell’artista, la rappresentazione della duplicità della natura umana e la presenza del divino. Un divino che va al di là delle differenze tra le religioni, che fa propri, mescolandoli, elementi della tradizione cristiana e di quella ebraica. E poi ancora la leggerezza dell’amore e la freschezza delle favole di La Fontaine, ma anche il dolore che accompagna il lutto e la mancanza di senso che genera l’odio.
La mostra, curata da Claudia Zevi e da Meret Meyer, nipote dell’artista, sarà visitabile fino al 1 febbraio. Per evitare le lunghe attese si consiglia la prevendita.
Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985
Palazzo Reale, Milano
www.mostrachagall.it