Quando è stata l’ultima volta che hai spedito una cartolina? Molto tempo fa, immagino. Ormai le cartoline non le spedisce più nessuno. Quelle che vendono nei negozi di souvenir non sono nemmeno particolarmente belle e si fa molto prima a scattare una foto e condividerla con gli amici. Veloce e più economico che comprare francobolli.
Io sono forse controcorrente. Non spedisco cartoline ma ne compro. Non esattamente quelle da negozio di souvenir, ma quelle che trovo nei musei, quelle d’artista, quelle di design. Le tengo da parte e qualche volta, quando mi serve un pezzo di carta per comunicare qualcosa a qualcuno, le uso.
Non sono l’unica a pensare che il mondo, un certo mondo, visto attraverso i nostri occhi e i nostri pensieri, possa essere rinchiuso nei pochi centimetri quadrati di una cartolina. Il British Museum di Londra, infatti, ha appena inaugurato una piccola mostra intitolata The world exists to be put on a postcard. Artists’ postcards from 1960 to now.
Vedendola ho capito che molti artisti, anche quelli che conosciamo per opere più grandi, non disdegnano ogni tanto di cimentarsi con le piccole dimensioni di una cartolina, pensata proprio per essere imbucata e spedita.

L’artista Eleanor Antin ha mandato una cartolina dei suoi cento stivali di gomma disposti in differenti luoghi a 100 curatori sparsi per il mondo.
La mostra comprende 300 cartoline d’artista, scelte tra le 1000 che un collezionista, Jeremy Cooper, ha messo insieme in 10 anni con l’intento di regalare poi a un museo.

Geoff Hendricks si auto-definiva ‘cloudsmith’, fabbricatore di nuvole, e fotografava le nuvole su cartoline
Yoko Ono, Gilbert& George, Gavin Turks, Tacita Dean e Tracey Emin, tra tanti altri, hanno scelto questo mezzo umile ed economico per comunicare con il mondo. In fondo basta che rispetti le dimensioni prescritte e abbia un francobollo perché un’opera d’arte possa attraversare il mondo, by-passando musei e gallerie. Proprio per questo motivo sono le umili cartoline che postano spesso i messaggi più sovversivi.
La mostra resta al British Museum (room 90) fino al 4 agosto 2019.
Oltre a collezionare cartoline d’artista, Jeremy Cooper ha sempre spedito grandi quantità di cartoline agli amici. A volte gli dispiaceva così tanto separarsi da quelle che inviava, che ne comprava due e ne teneva una per sé. Ha iniziato così una collezione di cartoline commerciali che è andata via via ingrandendosi, e Cooper ha cominciato a classificare le cartoline per tema: chiese di campagna, paesaggi aerei, scrittori, ponti, conchiglie. Le sue cartoline seguono una sua ricerca estetica molto personale: nessuna scritta sul davanti, niente animali, condizioni perfette. La sua collezione, negli ultimi sei anni, è stata esposta all’interno dei suoi caffè preferiti a Londra. Ora, parallelamente a quelle donate al British Museum, verrà messa in mostra alla Galleria Danielle Arnaud (123 Kennington Road, Londra).
La prossima volta che vai da qualche parte o che visiti una mostra, pensa a quello che potresti fare con le cartoline.