Latina e francese, stracciona e regina, disperata e orgogliosa. Non si capisce se Buenos Aires somigli più a Parigi o a New York. Eppure mantiene il suo aspetto da grande capitale sudamericana.
Se vai nel centro ti senti in una Francia che parla spagnolo, se invece vai a Puerto Madero, il nuovo quartiere costruito sul Rio de la Plata, tanto largo da sembrare mare (ma di Plata, argento, non ha che il nome) tra grattacieli di vetro che si riflettono l’uno nell’altro ti sembra di essere in qualche ricca città degli Stati Uniti.

Ovunque vai, comunque, riconoscono il tuo accento e ti parlano di uno zio, di un nonno, di un cugino italiano. Ti fanno mille moine, ti sorridono. E tu non ti senti mai un’estranea.


Buenos Aires venne fondata nel 1537 e subito abbandonata dai suoi fondatori, che se ne vanno per fondare Asuncion,  in Paraguay.  Dopo la sua fondazione, è rimasta per 196 anni un anfratto di contrabbandieri ladruncoli piccoli criminali. È solo dopo il 1880 che la città ha cominciato a prendere quell’aspetto elegante che ha tutt’ora.
A cominciare dai palazzi del centro. La Casa Rosada prima di tutto, che si dice abbia quel colore perché venne dipinta con vernice mescolata a sangue di bue. Dal suo balcone Evita Peròn, l’emblema dell’Argentina, fece innamorare di sé folle adoranti.

La storia di Evita mi ha sempre appassionato. Una soubrette con pochi scrupoli e molta voglia di apparire- un’olgettina, praticamente – che diventa la moglie del presidente più amato e rimpianto (ancora oggi, ho chiesto in giro) dell’Argentina. Nonostante le mille e mille controversie.

Evita, sempre al braccio del marito, non si faceva mancare una prima, un evento.

Non è un caso che dopo la Casa Rosada il luogo più frequentato di Buenos Aires sia il Cementerio de la Recoleta, dove Evita – dopo molte peripezie, il corpo trafugato, l’imbalsamazione – riposa. La sua tomba è l’unica nella quale non mancano mai fiori.

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La tomba di Eva Peron è il monumento più visitato di Buenos Aires

Proprio di fronte al cimitero c’è un caffè storico, chiamato La BielaDa qui partiva na corsa automobilistica e qui si trovavano a bere il caffè e a conversare scrittori del rango di Borges.

La statua di Borges, assiduo frequentatore del Café la Biela.

Non lasciare La Recoleta senza aver messo piede nel negozio di profumi La Fueguia. I vari profumi li provi annusando l’aria racchiusa dentro piccole campane di vetro, hanno nomi che fanno sognare (Alguen sueña, Elogio de la Sombra) e prezzi che fanno lacrimare.

Gli aromi sono direttamente proporzionali al prezzo

Vogliamo concedercela una visita a un museo? A Buenos Aires ce ne sono tanti. Il Malba è dedicato agli artisti sudamericani e ci trovi quindi anche Frida Kahlo e Diego Rivera.

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Frida Kahlo e Diego Rivera, tra tanti pittori sudamericani, in uno spazio molto cool

Tutto quello che hai visto alla Recoleta puoi ora dimenticarlo e spostarti a San Telmo, quartiere pittoresco, fatto di case coloniali e strade acciottolate. È qui che è nato il tango ed è qui che lo trovi a ogni angolo. Soprattutto la domenica, quando c’è il mercato.

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A San Telmo il tango lo trovi a ogni angolo di strada

La stessa atmosfera, avvolta da una maggiore povertà, la trovi a La Boca, il quartiere famoso per lo stadio in cui giocava Maradona, ‘la bombonera’, le casette colorate, il piccolo porto, i turisti che si fanno spennare. Qui devi stare all’occhio, te lo diranno anche i tassisti. Non metterti nelle stradine laterali ma rimani in quelle principali e più frequentate. Ma goditi il mondo colorato e allegro che ti trovi di fronte.

La Boca è il quartiere più allegro e colorato di Buenos Aires ma anche quello in cui i tassisti ti mettono in guardia

Anche qui c’è un museo a cui ti consiglio di dare un’occhiata e non è quello del calcio. Si chiama Fundaciòn Proa e si trova proprio davanti al porto.

Ci sono molte cose che non ho (ancora) citato: il Teatro Colòn, il bellissimo Palacio Barolo, costruito ispirandosi alla Divina Commedia, Galerías Pacifico e molto altro.

Mentre cerchi nella mappa che ti ho preparato qui sopra, fai un giro per il quartiere Palermo, uno dei miei preferiti, pieno di piccoli ristoranti, caffè, bar nei quali si tira tardi.  Qui c’è il Jardìn Escondido, la casa in cui Francis Ford Coppola ha vissuto per molti mesi e che ha amato al punto da comprarla e farne un piccolo hotel. È affascinante, purtroppo il costo non giustifica né lo charme né il servizio.

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Palermo è piena di street art

Piuttosto, spero ti piaccia la carne. Perché qui ne troverai a montagne. Carne e empanadas. E pasta, in onore agli antenati italiani. Sappi però che la carne argentina è meno frollata di quella che siamo abituati a consumare noi. E, soprattutto, viene cotta parecchio. Se ti piace al sangue devi chiederla vuelta y vuelta e sperare che le facciano veramente fare una veloce passatina sul fuoco. Io l’ho mangiata veramente al sangue a La Carniceriaa Palermo, dove sono cosí abituati agli stranieri e alle loro abitudini che ti presentano una foto con i vari tipi di cottura tra cui puoi scegliere.

 

 

 



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