Ci ‘incontriamo’ metaforicamente a Matera, il buen ritiro di Brunella, che lavora a Roma, ma anche a Milano e in molti altri posti dove il suo lavoro di business coach la porta.

A Matera va quando deve ricaricare le pile, in una casa bizantina del 1200 nei Sassi, che considera un ‘bene comune’ e ha prestato volentieri a chi doveva portare avanti un progetto – un film, una sceneggiatura, un quadro – e aveva bisogno di rilassarsi e pensare.

“In questa casa è passato il mondo. La offrivo a chi aveva un’idea e aveva bisogno di un contenitore per farle prendere forma. A chi aveva delle idee che dessero valore al territorio”, spiega Brunella.
“Daniele Ciprì ha fatto delle masterclass sulla fotografia, Silvia Scola ha fatto corsi di sceneggiatura, Lidia Ravera ha scritto un libro”.

Non so se può essere stato un motivo per cui la sua casa è diventata così popolare, ma a casa di Brunella si mangia benissimo. Perché lei, che è una business coach di professione da più di vent’anni, si è anche reinventata food hunter, una cosa curiosa che ha approfondito durante l’isolamento.

A caccia di cibi rari

“Non so nemmeno se sia una professione. Di food hunter non ce ne sono molti, anzi proprio pochi, in tutto il mondo. Io ho la passione della cucina, ma non tanto come preparazione del piatto, quanto come ricerca di ingredienti rari e di pregio. Passione che ho scoperto girando per i mercatini del mondo. Ho scoperto degli ingredienti che nessuno conosce. Per esempio, l’aceto di banane che ho trovato in Costa Rica. Il caffè senza caffeina che ho trovato a Cuba e che beveva Fidel Castro. La zucca giapponese, enorme ma dentro vuota, con dei semi grandissimi, con cui si fanno dei ravioli. La gelatina contenuta nella pianta del cacao, che viene buttata via e che invece è la cosa più buona, con cui si possono fare degli sciroppi fantastici. Ci sono ingredienti che sono in via di estinzione, anche in Italia, come la fagiolina, una leguminosa che solo una persona produce in Toscana, praticamente scomparsa perché nel baccello c’è un solo frutto”.

La bottega dei cini perduti

Per trovare questi ingredienti bisogna proprio volerlo. “Certo, a volte si tratta di decidere se vedere un museo o andare a cercare quel certo contadino. Bisogna fare una grandissima ricerca prima”. È come andare a cercare i tartufi, insomma. Si trova solo se si cerca e se si ha fortuna.

“Durante la quarantena ho pensato che potrebbe diventare un lavoro. Ho cercato altre food hunter e ho chiesto di collaborare. Credo molto nel potere dell’insieme. Da soli si fa pochissima strada, insieme se ne può fare tanta”.

Brunella sogna una ‘bottega dei cibi perduti’, dove questi ingredienti in via di estinzione potrebbero essere recuperati.
“Anche un piatto di pasta con le lenticchie può essere eccezionale, se la pasta e le lenticchie lo sono”.