Sono tornata a Berlino. Ci sono già stata diverse volte, per occasioni molto varie, ma il tornarci (e il vedere cose che non avevo mai visto) mi ha rinforzato nella mia teoria che i luoghi, soprattutto le città di grandi dimensioni, vanno viste più e più volte.

1. La Neue Nationalgalerie restaurata

Questa volta ho visto, tra le altre cose, la Neue Nationalgalerie, che ha riaperto da poco dopo un restauro “chirurgico” a opera di David Chipperfield (e lo credo bene che sia stato chirurgico. L’edificio era stato progettato da Mies van der Rohe).

Calder e i suoi mobiles

C’era una mostra di Alexander Calder, scultore del grandissimo e del piccolissimo. I suoi mobile, sculture destinate a muoversi al soffio del vento, sono delicate e possenti allo stesso tempo. Possono stare nel palmo di una mano oppure occupare un enorme spazio pubblico.

 

Alexander Calder

La pittura tedesca e del nord

È la collezione permanente che mi ha colpito più di tutto. Quella che sta nel sotterraneo e che nella mia visita precedente non avevo potuto vedere. Tantissima pittura, prevalentemente tedesca, molto spesso dura, sofferente, angosciata e angosciante, legata ai temi della guerra, del nazismo e dell’oppressione.

Postdamer Platz, Ernst Kirchner

Postdamer Platz, di Ernst Kirchner

Le due donne raffigurate in questo dipinto di Ernst Kirchner sono due prostitute che lavorano a Postdamer Platz. Gli uomini intorno a loro camminano veloci ma furtivi. La cosa angosciante è che Kirchner ha aggiunto in un secondo momento una veletta nera a una di loro: molte vedove di guerra erano costrette a prostituirsi per poter mantenere i figli, una volta che il marito non c’era più.

2. Le donne (poco vestite) di Helmut Newton

Mi piace la fotografia. Mi piace molto meno che le donne vengano spesso e volentieri spogliate dal fotografo (quasi sempre maschio). Helmut Newton, fotografo ebreo tedesco costretto ad emigrare in Australia, è stato definito un prolifico provocatore che ha rivoluzionato il mondo della moda (avendo lavorato in gran parte per Vogue). A Berlino il Museo della Fotografia è in realtà la Helmut Newton Foundation, quindi non si scappa dalle sue foto. Quasi tutte di moda e molto spesso (anzi spessissimo) di modelle nude, nudissime, in atteggiamenti fieri, arrabbiati, dominanti, di controllo. Bah. Si tratta pur sempre di un fotografo uomo che ha costretto delle modelle, pagate per questo, a posare nude ben prima che questo fosse consuetudine. Uno sguardo che non sembra voyeristico ma, in fondo lo è. Le sue donne sembrano forti, ma sono vestite solo di tacchi a spillo e gioielli, come nel più bieco sogno maschile. La sua fotografia, dagli anni ’70 in poi, è porno-chic. La stanza dedicata alle foto scattate dalla moglie June (che si firma Alice Spring) sono di gran lunga le più interessanti: ritratti (vestitissimi) di uomini e donne famosi, colti nel loro essere.

3. Berlino come il Vermont. Il Tiergarten

Un tempo sembrava che solo in Vermont si potesse ammirare il foliage. Adesso sappiamo che basta un parco ben fornito di alberi per vedere lo spettacolo autunnale più meraviglioso che ci sia.

Berlino quel parco ce l’ha. Si chiama Tiergarten è, in questa stagione, è una meraviglia. Tiergarten, che significa  giardino degli animali (infatti contiene lo zoo) è la più grande oasi urbana verde della Germania.

Tiergarten, Berlino

 

4. La Kaiser Wilhelm Kirche

La mia quarta scoperta è stata del tutto casuale. La chiesa del Kaiser Wilhelm, costruita nel 1890,  venne bombardata così pesantemente durante la Seconda Guerra Mondiale che ricostruirla sarebbe stato troppo gravoso. I berlinesi la chiamano “il dente vuoto” perché assomiglia a un dente cariato abbandonato alla decadenza.

Kaiser Wilhelm Kirche

Si è pensato fosse più pratico costruire una nuova chiesa intorno alle rovine della prima. Un edificio completamente diverso, tutto cemento, acciaio e vetro, rivestito da oltre 20.000 piastrelline di vetro ispirate alla cattedrale di Chartres.

Kaiser Wilhelm new church

I berlinesi amano dare soprannomi a tutto e hanno chiamato questo nuovo edificio “il rossetto e la scatola della cipria”.

L’effetto del vetro, prevalentemente blu, all’interno della chiesa è stupefacente.

A Berlino ci sarò stata in totale almeno quattro o cinque volte, eppure ho visto tutte cose nuove. Forse sono una viaggiatrice lenta, che ha bisogno di tornare più e più volte negli stessi posti. Ma le scoperte tardive sono fantastiche e non tolgono niente allo stupore della prima volta.