Il titolo è irresistibile. E io, infatti, non ho resistito. Ballata per galline vecchie di Elisa Genghini (Iacobelli Editore) è un libro per le non-supoerdonne. Per quelle che, raggiunta una certa età (la Genghini dice di averne quaranta, un po’ pochini per considerarsi “gallina vecchia”) si guardano allo specchio e dicono “chi se ne frega se non ho cambiato il mondo, se non ho certezze granitiche, se sono mediocre. Anzi, a sentire lei c’è tutto da guadagnare a essere mediocre. Il mondo è pieno di donne belle e competenti e se non si ha vinto un Nobel (ma nemmeno un premietto) va bene lo stesso.
Secondo l’autrice, musicista riminese, figlia di un bagnino e di una turista tedesca, il perfetto stereotipo anni ’70, l’età dà dei superpoteri, e in questo posso essere d’accordo: l’invisibilità (non ti si guarda più come ti si guardava una volta) e la voce grossa (niente remore, puoi lamentarti quando qualcuno non ti tratta come dovrebbe).
Ogni capitolo di questa storiella semi-familiare, in cui l’autrice ricorda episodi della sua infanzia, rimanda a una colonna sonora di canzoni adatte all’uopo, da ascoltare su spotify. Ed è questo, forse, l’aspetto più carino di un librino che ha un titolo geniale ma non arriva al punto. Siamo tutte (o quasi, tra quelle che mi leggono) galline vecchie, imperfette, magari contente di esserlo; abbiamo i superpoteri e tante storielle di gioventù da raccontare. Ci accontentiamo della felicità “beta”, che è quella, modesta, che sta tra due momenti di cacca. Ma non per questo ne facciamo dei libri.
Bella quella felicità modesta tra due momenti di cacca. Per chi non ha trovato il principe azzurro, ha lavorato tutta la vita e nei momenti di “fragilità” si è ricomposta da sola. Forse la maggior parte delle donne, quelle sincere, quelle vere.