Il bagaglio perfetto non esiste. Questo è bene chiarirlo subito.
Quando si viaggia ci si porta dietro, quasi sempre, troppo o troppo poco. Certo, non siamo più ai tempi del Grand Tour, quando si viaggiava con la servitù. Gertrude Bell, per dire, una delle prime donne a esplorare il deserto mediorientale, si portava via addirittura la vasca da bagno. Jane Austen girava con una scrivania. Ai tempi delle prima traversate oceaniche, i passeggeri di prima classe avevano con sé almeno una ventina di valigie, per poter avere quatto cambi di abito al giorno.

Gertrude Bell ha esplorato il deserto mediorientale senza rinunciare al piacere di un bagno in vasca
Poi sono arrivate le vacanze di massa e i trolley, valigie con rotelle, inventate da Bernard Sadow nel 1972. Oggi le compagnie aeree, specialmente le low cost, hanno imposto talmente tante tasse sul peso dei bagagli che portare il minimo indispensabile è diventato legge. Io, in dieci anni di vita vissuta a Venezia, dove tutto si porta a mano su e giù per i ponti, ho imparato a soppesare ogni grammo. E ora che vivo a Londra e quindi viaggio sempre in aereo (accidenti alle isole) conosco tutti i segreti del bagaglio a mano.
In giro ci sono corsi di ogni genere su come fare la valigia perfetta, ma temo siano tutti inutili. La valigia è una cosa così personale che nessuno ci può insegnare cosa dobbiamo portare quando partiamo: quello che per me è fondamentale per un’altra è superfluo. Io non parto senza due libri almeno, un’altra ha un beauty pieno di medicinali (che io raramente porto). La mia attrezzatura fotografica si mangia un bel po’ del mio peso a disposizione, un’altra porta scarpe a non finire.
Insomma, il bagaglio perfetto non esiste, come abbiamo detto all’inizio. E allora più che imparare a fare una valigia è interessante sapere cosa si nasconde – a livello di significato – dentro quello che ci portiamo dietro.
‘Fare i Bagagli‘ di Susan Harlan (Il Saggiatore) è un ‘saggio pratico e filosofico’, come recita il sottotitolo che affronta la storia dei bagagli, il loro significato, il loro meta-linguaggio nei film e nei libri. Come spiega la poesia The Luggage di Constance Urdang:
Il viaggio è un atto di sparizione
solo per chi è lasciato alle spalle.
Il viaggiatore sa
di essere l’accompagnatore di se stesso,
Bagaglio ingombrante che non può essere imbarcato,
rubato, Smarrito o scambiato.