Non è cosí comune che un grande museo faccia acquisti. La National Gallery di Londra lo ha fatto di recente, aprendo la cassaforte e sborsando più di 3 milioni di sterline per comprare  un dipinto di un’artista italiana poco conosciuta all’estero pur essendo una delle più grandi del 17m secolo, Artemisia Gentileschi. Il dipinto è un ‘Autoritratto in veste di Santa Caterina d’Alessandria’.

E l’ha fatto, ha annunciato, non solo per aumentare la già folta galleria di dipinti barocchi italiani ma anche, e soprattutto, perché si sono accorti che i dipinti di artiste donne scarseggiavano e bisognava pareggiare la bilancia. Onore a Gabriele Finaldi, il direttore di origini italiane, a Letizia Treves, curatrice della parte del 17mo secolo del museo, anche lei di origini italiane e a chi ha deciso questa mossa.

Letizia Treves Artemisia Gentileschi

La curatrice Letizia Treves ammira il dipinto di Artemisia Gentileschi

Anche perché Artemisia Gentileschi non è proprio un’artista qualunque. Figlia di Orazio Gentileschi, allievo di Caravaggio, ha dovuto penare un bel po’ per imporsi come artista. Non solo perché una donna pittrice nel 1600 era una rarità, ma perché Artemisia dovette subire un calvario personale e giudiziario. Violentata dal suo maestro di pittura, Agostino Tassi, quando aveva 17 anni, fu sottoposta a ogni tipo di domande durante il processo. Un po’ come succede oggi, quando una donna accusa il proprio violentatore. Certo Artemisia non indossava minigonne e probabilmente non era dedita all’ubriachezza ma di scuse per scagionare il Tassi e accusare lei di leggerezza i giudici del ‘600 ne avevano trovate a bizzeffe.

Artemisia non si diede per vinta, riuscí a far condannare il Tassi (condanna mite, venne semplicemente cacciato da Roma) ma fu costretta a rifarsi una vita altrove. Se ne andò a Firenze, sposò un pittore di scarsa importanza, imparò a leggere e a scrivere (durante il processo l’avevano definita una illetterata) e sviluppò la sua pittura arrivando – prima donna in assoluto – a essere ammessa all’Accademia fiorentina.

Il dipinto acquistato dalla National Gallery rappresenta la pittrice che vede se stessa come la martire Santa Caterina di Alessandria, condannata a essere stritolata da una ruota dentata, simbolo del suo stesso ‘calvario’.