‘Sta per venire la rivoluzione e non ho niente da mettermi’. Lo diceva Livia Cerini in un monologo teatrale di quegli anni, gli anni ’70, in cui sembrava fossimo tutti sul punto di cambiare il mondo con la mano sinistra.

A quegli anni torna lo ‘scrittore di discreto insuccesso’ (come lui stesso, e a torto, si definisce) Paolo Nelli nel suo ultimo, toccante, intenso, delicato e ironico romanzo ‘Trattato di enonomia affettiva‘, uscito per i tipi di La Nave di Teseo. La storia dell’Italia come era negli anni ’70 è raccontata attraverso le vicende di un bambino, Nello, i cui genitori si spostano dall’Abruzzo alla Brianza; il lavoro in fabbrica, i soldi che mancano, le Brigate Rosse, la fine di Carosello, Happy Days e via con la nostalgia. Ogni capitolo (sono 50) riporta un verso di una delle (più  meno orrende) canzoni che si ascoltavano allora e che magari trovavamo anche belle, da Umberto Tozzi a Viola Valentino. Alla fine Nello diventa un bambino quasi nostro, lo vorremmo abbracciare, gli vorremmo comprare noi il gelato o il soldatino che la mamma gli nega. E l’Italia scorre e si prepara a diventare quella degli anni ’80, del Drive In, del Berlusconismo, di Craxi. A me il libro di Nelli ha affascinato, tanto che ho pensato di leggerne l’incipit e registrarlo. (Io adoro sentire leggere un libro. E tu?)

 

Se più che leggerli gli anni ’70 li vuoi guardare, alla Galleria Il Milione di Milano c’è una mostra della fotografa Giovanna Dal Magro intitolata ‘Milano Anni ’70. Quando pensavamo di cambiare il mondo‘, fino all’8 giugno 2018. A cercare di cambiare il mondo questa volta è un’elite colta e intellettuale, personaggi famosi o famosissimi ritratti da Dal Magro nei loro studi o comunque intenti in attività: John Cage e Dario Fo, Marina Abramovich e Vittoria Chaplin, tra gli altri, gente che il mondo, in parte, lo ha cambiato davvero.