Confesso di essere arrivata alla mostra dedicata ad Alexander McQueen, intitolata Savage Beauty, un po’ scettica. Ho visto decine di mostre dedicate alla moda, ma per quanto belli possano essere i vestiti, metterli in fila uno dietro l’altro su dei manichini non e’ la mia idea di ’emozione’.
Mi sono infilata in fretta e furia al V&A, quindi, approfittando di un appuntamento saltato e senza troppe aspettative, nonostante sapessi che la mostra ha venduto 70.000 biglietti nei primi giorni di prevendita.

Non potevo sbagliarmi di più. Alexander McQueen, giovane designer inglese figlio di un tassista, cresciuto a East London quando non era ancora cool, e morto suicida nel 2010, è stato uno dei designer più straordinari e visionari del mondo della moda. E il V&A, arrivato buon secondo dopo il Metropolitan di New York nel decretare un tributo a uno dei londinesi più genuali, ha saputo fare le cose per bene.

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Non c’è una sala in cui gli abiti non siano magicamente presentati. Non c’è un angolo della mostra che non emozioni profondamente.
Le parole usate dalla stampa per descrivere la mostra per una volta non sono inutili: drammatica, provocatoria, stravagante. E non c’è niente che manchi: il teatro, la musica, la sorpresa. Perfino una Kate Moss in ologramma, con un vestito di qualche chilometro di tulle bianco, che appare e scompare grazie a un gioco di luci e specchi e un Cabinet of Curiosities in cui abiti, cappelli, scarpe e oggetti si mescolano a musiche e video di una tale meravglia da lasciare a bocca aperta.

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Ci sono sempre mille buoni motivi per visitare Londra. Questo non è da meno. Savage Beauty, al V&A fino al 19 luglio, vale da sola il viaggio.